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PRIMO ITINERARIO DELLE TRADIZIONI E DELL'ARTIGIANATO

Comuni interessati: | Crispiano, Laterza

Paesaggio rurale

Nonostante il trascorrere del tempo affievolisca, inevitabilmente, antiche consuetudini e ritualità, in provincia di Taranto è davvero esemplare la devozione popolare che continua ad animare le tradizioni, in gran parte di carattere religioso.

Qui nulla è cambiato. Le culture che, nel corso dei secoli, si sono sovrapposte le une alle altre, hanno lasciato tracce di usi e costumi che i tarantini conservano con amore, in un unicum di singolare vivezza. Il calore della gente accende anche la fede dei colori e dei sapori di questa terra generosa e si esprime in un'accorata partecipazione.

Un viaggio nella religiosità popolare non può che partire dai festeggiamenti che accompagnano il Natale, la Pasqua ed i Santi Patroni. È la musica delle bande tarantine ad annunciare il Natale all'intera città. Quella del 22 novembre, giorno in cui si festeggia Santa Cecilia, protettrice della musica, è la prima delle mattine in cui, durante tutto il periodo natalizio, i tarantini si svegliano al suono di pastorali ed altre melodie care alla loro memoria e con il profumo penetrante ed inconfondibile dei dolci più tipici della festività: pettole, sanacchiútele e carteddàte, caratteristici anche di altre località nella provincia, tra cui Grottaglie, Mottola, Martina Franca e Laterza.

A Crispiano, nelle grotte carsiche, dette “del Vallone”, il 24 e 26 dicembre, viene rappresentato un suggestivo Presepe vivente, molto noto anche al di fuori dei confini pugliesi. All'insegna della più assoluta fedeltà allo scenario che salutò a Betlemme la natività di Cristo, la gestualità di figuranti in costume ed animali fa rivivere, per l'occasione, antichi mestieri. Il giorno dell'Epifania la rievocazione ha luogo per l'ultima volta con l'arrivo dei Re Magi. Nell'intervallo tra queste date, i personaggi in carne ed ossa vengono sostituiti da figure fisse.

Anche Laterza allestisce il suo Presepe vivente in una grotta rupestre del centro storico, mentre a Taranto e i quasi tutti i comuni della provincia, nel rispetto di una tradizione tipicamente meridionale, si realizzano Presepi in ogni dimensione e nei materiali più vari.

A Pasqua la Settimana Santa è vissuta con profonda pietà religiosa nell'antico rituale di meste processioni che rievocano la Passione di Cristo. Tra le località della provincia in cui si dà vita a queste sacre rappresentazioni, la più nota e di gran richiamo turistico è la Passio Christi di Ginosa, rivissuta da circa trecento figuranti in costume, nello scenario naturale della gravina Casale.

Ma sono i riti del capoluogo, con le due Processioni dell'Addolorata e dei Misteri, cui i tarantini partecipano in massa, a rendere la Pasqua unica nel suo genere ed in grado di attrarre un gran numero di visitatori che, di anno in anno, raggiungono la città da ogni parte d'Italia e d'Europa. Di origine iberica – Siviglia, Valladolid e Zamora sono soltanto alcune delle città spagnole in cui hanno luogo solenni processioni molto affini alle tarantine – sono diffuse in altre località del Mezzogiorno e risalgono agli inizi del Settecento.

In questo periodo il nobile tarantino Don Diego Calò, fervente cattolico, fece costruire a Napoli le statue di Gesù Morto e della Madonna Addolorata per farle portare in processione la notte del Venerdì Santo. Il rito, con la preghiera e la penitenza, avrebbe esorcizzato i mali che affliggevano all'epoca la città.

Per il resto dell'anno le due statue erano esposte nella cappella gentilizia del palazzo Calò, nei pressi della Strada Maggiore, oggi Via Duomo. I discendenti di Don Diego ne tramandarono la volontà di mantenere in vita la processione anche dopo la sua morte, sino al 1765 quando Francesco Antonio Calò, non potendosi più occupare dell'organizzazione, fece donazione ufficiale delle statue alla Confraternita dell'Addolorata e del Carmine, per assicurarsi che la tradizione continuasse nel tempo.
 

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