Le Aree Protette della Provincia di Taranto nuovo modello di sviluppo economico

Negli ultimi anni il sistema e il ruolo delle aree protette sono notevolmente cambiati sia a livello quantitativo che qualitativo. E' ormai opinione condivisa e diffusa che un'area protetta non può essere isolata dal contesto che la circonda, conservando dentro e non preoccupandosi di ciò che avviene al di fuori, poiché tutto ciò che si verifica oltre i suoi confini territoriali si ripercuote inevitabilmente all'interno e viceversa. Si sta così passando da una politica di gestione "per isole" ad una di "sistema ecologico territoriale". Le aree protette sono cioè viste come parte integrante dell'infrastruttura ambientale del territorio, all'interno di una "rete ecologica nazionale" di cui rappresentano i nodi, analoga e coordinata con le altre reti infrastrutturali, in modo che i processi economici e sociali possano realizzarsi in modi "ambientalmente sani" conservando il patrimonio ambientale e migliorando la qualità della vita.

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Si è quindi ormai stabilita l'importanza di effettuare una territorializzazione delle politiche ambientali, ossia di ricondurle alle specifiche realtà locali per soddisfare le esigenze ed i bisogni che le popolazioni sviluppano nel loro contesto territoriale. Con la Convenzione sulla Biodiversità si è così imposto un ripensamento della filosofia di conservazione tradizionale: i problemi economici e quelli ambientali sono strettamente dipendenti e la conservazione della natura è una fonte importante di sviluppo economico, attribuendosi così un valore economico alle risorse naturali. Non è più possibile separare la componente ambientale con quella modellata dall'azione antropica, così come non è più possibile escludere la componente antropica dalle aree protette ma anzi, è proprio questa una delle fonti principali di sviluppo economico sostenibile. Fino al 1991 in Italia non esisteva una sensibilità sociale e politica né una legislazione adeguata in materia di aree protette. Con l'entrata in vigore della legge quadro sulle aree protette (n° 394/91), vera e propria pietra miliare in materia di politica di conservazione in Italia, la situazione è notevolmente cambiata, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. L'Italia ha così in breve tempo recuperato il ritardo rispetto agli altri paesi europei con oltre il 19% del territorio nazionale protetto (come parchi nazionali, regionali e riserve), fino al 25% se si considerano anche i "siti di interesse comunitario" (ZPS e SIC) previsti dalla Direttiva CE Natura 2000. I ruoli che le aree protette sono oggi chiamate a svolgere sono molteplici. Prima fra tutte la conservazione della biodiversità a vari livelli, non solo di singola specie, ma anche e soprattutto a livello di diversità genetica ed ecosistemica. La protezione dei processi ecosistemici e della loro dinamicità è infatti fondamentale per consentire a questi di adattarsi ai cambiamenti ambientali nel corso del tempo e quindi di evolversi. Un ruolo di ricerca scientifica, funzioni educative, funzione turistica e ricreativa, uso sostenibile delle risorse naturali, protezione della diversità culturale e mantenimento degli attributi culturali e tradizionali locali. L'obiettivo dunque è quello di abbinare alla conservazione uno sviluppo economico locale attraverso turismo, contrasto e declino della marginalizzazione e promozione delle economie tradizionali, delle microeconomie locali fino a quelle del " km 0". Le aree protette concepite dunque non solo come mezzo di conservazione della natura, ma anche come mezzo di sviluppo socio-economico divenendo da oggetto di protezione a soggetto di gestione dei diversi aspetti che interessano il governo del territorio: promozione turistica, tutela dei beni culturali, conservazione della natura, risanamento e bonifiche, governo urbanistico, educazione ambientale, gestione agro-silvo-pastorale, protezione civile, difesa idrogeologica, promozione e utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, difesa del suolo dalla desertificazione. Le aree protette, oggi, anche nel nostro territorio, devono perciò basarsi su una "gestione collaborativa", devono essere cioè essere pianificate e gestite "per", "con" e in alcuni casi "da" le popolazioni locali. Un sistema di gestione articolato, costituito non solo dall'ente, ma anche da tutti i "portatori di interesse" all'interno del parco: comunità locali, pastori, agricoltori, amministratori, ambientalisti ecc. In assenza di una gestione cooperativa non c'è di fatto una effettiva possibilità di conservare l'ambiente naturale. Questo perché è solo la popolazione locale che conosce profondamente il proprio territorio e le risorse, rappresentando una fonte preziosa di informazioni per avviare programmi di gestione accurati, evitando in alcuni casi anche la nascita di conflitti. Con la gestione cooperativa si conservano attivamente le risorse naturali, sopravvivono le culture tradizionali e si possono sviluppare nuove forme di sviluppo economico e turismo che un'area protetta, un parco non sono in grado di costituire da soli, poiché è la popolazione stessa che tutela la biodiversità e si prende cura del proprio territorio, rilevando anche un interesse economico nel farlo. All'interno di questo quadro, assumono particolare rilievo le proposte progettuali relative ad azioni ed interventi rivolti alle Aree Protette della provincia di Taranto, di seguito elencate: 1. Piano del Parco Naturale Regionale Terra delle Gravine 2. Creazione aree attrezzate di accoglienza nel Parco delle Gravine : il Parco per tutti 3. Orienteering dalla pineta dell'arco ionico alle Aree Protette 4. Conservazione e recupero tratturi – rotte e chiese rupestri nel Parco delle Gravine 5. Rete antincendio ed approvvigionamento idrico nell'ambito del territorio ad alta valenza naturalistica del parco regionale Terra delle Gravine ed altre Aree Protette 6. Istituzione Riserva Orientata di interesse provinciale nel territorio di Leporano, comprendente l'area terrestre e marina ad elevata valenza naturalistica, storica e paesaggistica della " ex batteria Cattaneo " 7. Piano di protezione del suolo 8. Centro di prima accoglienza della fauna selvatica in difficoltà rinvenuta in provincia di Taranto

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