"Favorendo la crescita culturale promuoviamo lo sviluppo della nostra comunità, è una sfida difficile ma esaltante che vogliamo portare avanti nel segno dell'arte contemporanea": sono le parole pronunciate ieri sera da Giuseppe Vinci, assessore provinciale ai Beni culturali, alla cerimonia di inaugurazione della mostra "Motivi", allestita al museo archeologico di Taranto e organizzata nell'ambito del percorso avviato dalla Provincia di Taranto con il progetto "Arsenale Mediterraneo per le arti contemporanee".
A giudicare dalle numerose e qualificate presenze di ieri sera, c'è da scommettere che la sfida lanciata dall'Amministrazione retta da Gianni Florido si trasformi in una grande occasione di riscatto per la comunità ionica. In questo caso, si punta sull'arte come linguaggio universale per riscoprire, nel rapporto globale-locale, quel senso di appartenenza ad una terra, quella ionica, che invita alla riflessione e stimola i sensi, ricca di storia e talenti. Come i tre artisti che della mostra sono i protagonisti: Sante Polito, Andrea Indelicati e Alfredo Quaranta. Dopo l'apprezzamento espresso dal sovrintendente per i Beni archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi, per l'ambizioso progetto culturale della Provincia, è stato il curatore Valerio Dehò a presentare i tre artisti, diversi e tuttavia uniti da una ricerca incentrata sulla memoria. Ad offrire interessanti spunti, anche gli studiosi Giulio De Mitri, Antonio Basile e Roberto La carbonara.
Nella parola "motivo", scrive in catalogo Valerio Dehò, si nascondono inganni. E nella traduzione ricorsiva della critica, certe volte è meglio sgombrare il campo da imperfezioni e scorie semantiche. Il "motivo" in arte storicamente appare con l'Impressionismo e non è altro che l'occasionalità del dipingere. Non è importante cosa si dipinge, ma lo è invece l'atto stesso, la decisione che viene presa, cioè tutto quanto sta a monte di quella rappresentazione o frammento di essa, che poi definitivamente appartiene all' opera. Il "motivo" è quindi non un surrogato del "soggetto", ma la sua negazione, ne certifica la sua scomparsa come patente di significato, come referente linguistico".
Però la parola ‘motivo' - prosegue lo studioso - "è anche un elemento della decorazione, un segno che si ripresenta, qualcosa che ritorna in una struttura musicale come in una struttura pittorica. I "motivi floreali" ne sono un esempio, banale, ma diretto. Si tratta di avere davanti qualcosa che Ernst Gombrich ha saputo collegare alla pulsione dell'uomo verso la ripetizione, verso l'abitudine, verso il cercare e ritrovare degli oggetti, anche visivi, abituali. E naturalmente in questi ciclicità s'intuisce un'attività fondamentale che vuole fissare la presenza umana oltre l'accaduto o l'incidente, ma direttamente nella vita di tutti i giorni. Quel "senso dell'ordine" che presiede all'attività della decorazione, è la ha resa di uno spazio umano, sottratto alla natura, quindi, e per questo mai uguale a se stesso. Ripetizione differente, quindi, come modificazione continua, come verifica e completamento di un ciclo vitale".
E "motivo", rileva Dehò, "sta anche per "motivazione", per una sintesi di volontà di comprendere anche ciò che non è comprensibile. Volontà di comunicare stati d'animo e tensioni emotive in bilico tra forma e ragione, com'è nel lavoro di Alfredo Quaranta, in cui gli elementi pittorici possiedono una propria stabilità dal potenziamento nei materiali. III questo si vede come 1'0ccasionalità della pittura è una verifica delle insidie dell' esistenza e della fragilità dei corpi. Invece la materia di Sante Polito non solo ha la solidità della pietra, ma possiede anche dentro una dinamica temporale necessaria. L'artista lavora sui segni e questi provengono da profondità arcane come nel caso della spirale o degli elementi decorativi floreali, che segnano ritmi vegetali e sequenze geometricamente scandite. Sante Polito opera quindi su un doppio livello: da un lato recupera quei materiali che appartengono alla tradizione costruttiva pugliese, come i materiali delle masserie in disuso, dall'altro su questa memoria intreccia forme antropologicamente riconoscibili, semplici(...) Ma anche sul termine "fiore" c'è qualcosa che va oltre il significato lessicale. Spesso sta ad indicare un'eccellenza, il "meglio" del verso russo o l'aspetto visibile e "bello" del male di vivere. Per Andrea Indellicati l'icasticità colorata della rappresentazione, porta su questa strada. Apparenze eteree e fluttuanti al vento, stampe su tessuto ma di forte esistenza pittorica, i suoi fiori sono icone rinnovate e felici. Per l'artista vi è non solo la scelta del _'motivo" come extra-ordinaria presenza decorativa, ma anche la scelta poetica di lavorare sulla traducibilità, rafforzando quindi l'elemento ripetitivo. E in questo coraggio da parte comunque di un artista che sa perfettamente operare con la grafica e con il segno, che si capisce come concettualizzare il "motivo" vuoI dire anche sgombrare il terreno dalle scorie prodotte dalla pittura figurativa. Il doppio livello di resa comunicativa crea di fatto l'iperbole del simbolo, la sua replica meccanica che contrasta e amplifica la matrice espressa attraverso una tecnica più tradizionale". Le opere di questi artisti, in definitiva, denunciano una società alienata ed alienante ed auspicano un nuovo umanesimo.
La mostra sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 19,30 fino al 20 settembre prossimo. L'ingresso è gratuito.
SCHEDA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA
Titolo della mostra d'arte: Motivi
Luogo: Museo Nazionale Archeoldgico di Taranto
Periodo: dal 26 luglio al 20 settembre
Artisti: Andrea Indellicati, Sante Polito, Alfredo Quaranta
Cura della mostra: Valerio Dehò
Direzione artistica: Giulio De Mitri
Organizzazione: Amministrazione Provinciale di Taranto, ArMAC (Arsenale Mediterraneo per le Arti Contemporanee )/Genius Loci-Arti Visive, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia
Catalogo a stampa: Motivi, a cura di Valerio Dehò.
Presentazioni: Amministrazione Provinciale: Gianni Florido, Giuseppe Vinci. Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia: Giuseppe Andreassi Testi: Valerio Dehò, Antonio Basile, Roberto Lacarbonara.
Fotografie: Ciro Quaranta.