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Risanamento ambientale, intervento del presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido

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"La triste vicenda delle cozze inquinate conferma sostanzialmente un'ipotesi su cui la Provincia di Taranto sta lavorando dal 2009, con il contributo tecnico e legale degli avvocati Bonfrate e Leogrande: l'avvio delle procedure di richiesta di risarcimento allo Stato per disastro ambientale. Era ed è del tutto evidente, infatti, che la centenaria presenza di opifici industriali nella città di Taranto abbia determinato una sedimentazione dei fattori inquinanti, fino ad un certo periodo storico incontrollata. Tale sedimentazione e i danni da essa provocati sono la diretta conseguenza di un uso subalterno e senza scrupoli del nostro mare, della nostra terra, della nostra aria.
Ecco perché la richiesta di risarcimento per disastro ambientale al Governo, così come nelle previsioni della normativa europea e dello stesso Codice dell'ambiente italiano, risulta assolutamente motivata. Nello specifico, non è superfluo ricordare che nel primo seno del mar Piccolo di Taranto vi è stata e ancora vi è una rilevante presenza industriale, militare e civile, il cui apice si è verificato negli anni di punta dell'arsenale e degli ex cantieri navali Tosi, prima privati, al servizio del ministero della Difesa e poi, a partire dal 1962, a gestione pubblica. Per altro verso, a produrre rilevanti danni per l'aria sono state le ingombranti presenze, tutte pubbliche, della vecchia Italsider, dell'Eni e della Cementir.
Mi piacerebbe, così come ha fatto rilevare anche l'avvocato Carlo Petrone, che nell'incidente probatorio per la verifica dei danni correlati alla salute e all'ambiente nel procedimento penale riguardante il gruppo siderurgico Ilva, si aggiungessero anche i danni correlati prodotti nel primo seno del mar piccolo, in coerenza alla nostra richiesta di risarcimento danni allo Stato. Nella prossima riunione della Consulta per lo Sviluppo, già fissata per il 29 agosto, proporrò a tutti i soggetti istituzionali e sociali di unirsi a sostegno di questa procedura, anche con iniziative di mobilitazione.
D'altra parte, appare del tutto offensivo che ogni volta che si procede alla ripartizione di fondi pubblici nazionali ed europei, la città e la provincia di Taranto, così pesantemente colpiti da questi storici pesi ambientali, debbano sempre accontentarsi delle briciole.
A beneficio di chi ha la memoria corta, desidero inoltre ricordare che la Provincia di Taranto, insieme ai mitilicoltori e alle università di Siena, La Sapienza di Roma e Cagliari, realizzò uno studio assai dettagliato sulle possibili modalità di disinquinamento del mar Piccolo. Nel mentre procedevamo con i lavori di approfondimento e di studio, coordinati dal professore Focardi, allora rettore dell'ateneo di Siena e di cui naturalmente conserviamo gli atti, con un colpo di spugna furono disimpegnati dagli organi regionali e nazionali i 26 milioni a sostegno di tale operazione.
Di qui l'invito a tenere alta la guardia nell'interesse della nostra comunità e a difesa della salute e dell'ambiente".
 

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