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Identificazione della nuova mafia

La presentazione del libro di Elio Veltri e Antonio Laudati "MAFIA PULITA - Le organizzazioni criminali italiane alla conquista dell'economia legale e globale" - Editore Longanesi, ha dato l'occasione per valutare l'evoluzione del fenomeno criminoso. In allegato le foto del convegno. Nella foto n. 1 si possono distinguere, da sinistra, l'on. Pierfelice Zazzera, il Vice Presidente della Provincia di Taranto Emanuele Fisicaro, gli autori del libro Elio Veltri e Antonio Laudati. Nella foto n. 2 il Vice Presidente della Provincia Emanuele Fisicaro presenta la sua relazione

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Preferisce il basso profilo, ha abbandonato il muro contro muro: è la "Mafia del terzo millennio", tema del convegno svoltosi martedì 6 ottobre presso l'Appia Palace Hotel di Massafra. Il convegno, primo appuntamento del "Progetto Legalità" della Provincia di Taranto, e organizzato dal Vice Presidente Emanuele Fisicaro, ha rappresentato l'occasione per la presentazione del lbro di Elio Veltri e Antonio Laudati. Parlare della mafia del terzo millennio è consegnare alla memoria coppola e lupara, strategie sanguinarie ed efferate. Dopo le stragi in cui morirono i giudici Falcone e Borsellino, è il pensiero dell'onorevole Pierfelice Zazzera, coordinatore regionale dell'IdV, si fa strada la richiesta, da parte delle cosche, di un accordo con lo Stato: alla mafia serve mischiarsi alla società civile, farsi tessuto sociale, e la cosa non è impossibile laddove esiste il potere di ricatto. La mafia entra nei servizi, dove si costruisce il consenso sociale e non è un caso se, in un pizzino di Provenzano si parla dei supermercati Despar. Per Zazzera non servono altre leggi, ma azione a livello culturale: "c'è da allarmarsi" dice " se da un questionario sottoposto a 315 alunni di una scuola di Gela emerge che il 30,6% di essi non condanni la mafia". "Con dati come questo è nell'ordine delle cose", afferma Emanuele Fisicaro, Vice Presidente della Provincia di Taranto, "pensare a iniziative come il progetto Legalità". Va oltre, l'ex capitano della Guardia di Finanza, e cita il Rapporto CENSIS del 30 settembre 2009 sul condizionamento delle mafie nel Mezzogiorno: dati tre indicatori (l'esistenza di clan criminali riconosciuti, la presenza di beni sequestrati, lo scioglimento di enti locali per infiltrazione mafiosa) il Rapporto individua 610 Comuni tra Puglia, Sicilia, Calabria e Campania dove si riscontra almeno uno di essi. 610 Comuni, pari al 22% dell'intera popolazione italiana. "Allora, se il rapporto CENSIS è vero", conclude Fisicaro, "non si capisce l'utilità di scudi fiscali e condoni tombali, che contribuiscono a dare un'immagine debole della Pubblica Amministrazione proprio quando sarebbe necessario far somatizzare al cittadino la cultura della legalità". In questo contesto è impresa ardua distinguere il legale dall'illegale: le organizzazioni criminali si mimetizzano e trovano terreno fertile laddove dovrebbe crescere la pianta della resistenza ad esse. E' così che prospera la "Mafia Pulita", titolo del libro edito da Longanesi. "Cinque storie per far riflettere", racconta Veltri, giornalista e politico, storie di incensurati e insospettabili che non fanno rumore; come nel caso di Maria Licciardi, che proibisce la vendita di eroina a Secondigliano, perché ogni giovane morto di overdose può incrinare il consenso delle famiglie. Sono veri e propri specialisti, i protagonisti di Mafia Pulita. Fiutano l'affare e quali sono i centri di spesa da cui attingere, rifiuti e sanità su tutti. Si arriva anche al paradosso: l'avvocato Chianese passa le sue mattine in tribunale e la sera fa affari con la monnezza, fino a vendere due discariche al commissariato di Napoli. Lo Stato che compra dalla camorra, e lo Stato distratto: quando Salvatore Morabito, dell'omonima e potente cosca della Ndrangheta che dagli anni settanta fa affari a Milano, arriva in Ferrari all'Ortomercato, nessuno sembra accorgersene. Difficile, se hai un pass. Storie per capire. Ma capire non sempre basta. "Dovere di ogni cittadino è la consapevolezza", esordisce con questo monito Antonio Laudati, procuratore capo di Bari, che continua citando un saggio cinese: "tutti vedono, pochi guardano, pochissimi capiscono". Pochissimi capiscono quanto la Mafia, pulita e silenziosa, possa incidere sulla qualità della democrazia, inquinando e corrompendo il libero esercizio del voto. Abbiamo smesso di riconoscere la mafia e ci siamo abituati al suo linguaggio, ricordiamo Platone secondo cui "gli uomini condannano l'ingiustizia perché temono di poterne essere vittime, non perché aborrano di commetterla". "Ci siamo uniformati", incalza Laudati, "rispetto all'ingiustizia diffusa, siamo come narcotizzati". Ma dobbiamo uscire in fretta da questa anestesia generalizzata, perché soltanto un protagonista, in futuro, può rappresentare la vera possibilità di contrasto alle mafie: il cittadino. Occorre riappropriarsi del linguaggio delle scelte consapevoli, è necessario tornare a capire che anche un pacchetto di sigarette di contrabbando alimenta il crimine. Il cittadino torni protagonista perché, come asseriva Martin Luther King, "la cosa più tragica non è la malvagità dei cattivi, ma il silenzio dei giusti" Ivano Stelluto

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