Florido: Abbiamo bisogno di una
Ecco l'intervento del presidente della Provincia di Taranto al convegno di studi sulla Magna Grecia che si inaugura questo pomeriggio
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"Cari amici,
molti hanno definito questa edizione del convegno di studi sulla Magna Grecia, come l'edizione della svolta. Hanno ragione quanti sostengono questa tesi. E per diverse ragioni, che tutti conosciamo.
Ne indico un paio, le più rilevanti a mio parere. Innanzitutto la riapertura, seppure parziale, del nostro museo a dicembre, sembra ormai essere un dato acquisito. E tutti sappiamo quanto questo evento rappresenti, anche simbolicamente, la voglia di rinascita di una comunità dove per tanti, troppi anni, abbiamo vissuto in un clima dove non c'erano più riferimenti, dove il con tingibile, se così posso dire, aveva prepotentemente preso il posto che è proprio della programmazione, della prospettiva, dell'idea di futuro che ogni realtà sociale deve proporre all'analisi collettiva per cercarne il consenso.
Una sorta di "Eclissi della memoria" che va superata presto e bene. La riapertura del museo è il segnale della svolta perché i nostri tesori ci ricordano che in un tempo antico Taranto era una città importante. Vale la pena sottolinearlo e non certo per esercitarsi in una vuota esaltazione del nostro passato ma per dire che questa terra non è priva di storia.
Ed ecco perché proprio l'appuntamento annuale con questo convegno, ci ricorda chi siamo, da dove veniamo. E ci ricorda, appunto, che se il presente è pieno di incertezza, la riscoperta e la valorizzazione delle nostre radici potrebbero consentirci di voltare pagina, e di farlo positivamente. Puntando, soprattutto, sulla conoscenza.
La mia esperienza di amministratore mi fa ritenere che Taranto e la sua provincia hanno bisogno di una "terapia delle idee", per usare una felice espressione del filosofo Umberto Galimberti, uno che di Occidente se ne intende davvero.
Utilizzando questa espressione intendo riferirmi alla capacità, che tutti dovremmo riscoprire, di leggere la realtà per decifrarne criticità e potenzialità per poi lavorare soprattutto al consolidamento dell'identità collettiva. Perché o ci riconosciamo pienamente come donne e uomini appartenenti ad una comunità, oppure saremo destinati a vivere come monadi prive di significative relazioni, individui che abitano un territorio ma che non hanno un destino comune.
Ma se questa è l'edizione della svolta, lo è anche per un altro importante motivo. Perché finalmente abbiamo deciso di dar vita ad una fondazione che interpreti e diventi strumento operativo di questa voglia di riscatto.
Una fondazione capace, se possibile, di recuperare il terreno perduto in termini di feconda interlocuzione tra mondo della ricerca e della cultura e istituzioni. Perché politica e cultura sono due facce della stessa medaglia, almeno così è stato nell'esperienza relativamente recente del nostro Paese quando si sono scritte le pagine migliori della nostra storia.
Penso dunque alla fondazione "Taranto e la Magna Grecia" come ad un organismo capace di raccogliere attorno a sé le migliori intelligenze per farle collaborare ad un progetto comune e condiviso. Gli storici, gli archeologi, i filologi fanno fino in fondo e con entusiasmo la loro parte e per questo rivolgo a loro, a nome dell'Amministrazione provinciale, la mia sincera gratitudine. Senza di loro e senza la lungimiranza e la passione degli ideatori del convegno, tutto questo non sarebbe stato possibile.
Ma c'è anche bisogno, per dare spessore e stabilità alla nostra programmazione, della società civile: ognuno deve fare la sua parte e non solo a parole. Gesti concreti, insomma, e non soltanto elogi che pure galvanizzano e aiutano a fare meglio. È l'occasione giusta, io credo, per dimostrare che sappiamo guardare al di là dei nostri pur legittimi interessi personali; è l'occasione giusta per dire: io ci sto, io ci credo e per questo sono disposto a dare una mano. Dalle organizzazioni di categoria agli ordini professionali, dal mondo della scuola alle associazioni di rappresentanza degli interessi economici, tutti dovrebbero poter rispondere presente all'appello di questi mesi.
Una comunità, quindi, che abbia voglia di ricostruire il tessuto sociale, ora lacerato da mille contraddizioni e da gravi problemi. Perché se ci riscopriamo comunità – ed è questa un'altra delle sfide che la Provincia si accinge ad intraprendere – allora sì che potremo guardare con fiducia e rinnovato ottimismo ai prossimi anni.
Consentitemi, infine, due parole conclusive sui temi in discussione quest'anno. In questi ultimi tempi, si parla tanto di crisi della politica e delle istituzioni rappresentative. I nostri studiosi ci parleranno di Atene, di Pericle e della sua esperienza di governo. A mio modo di vedere, credo che in un certo senso ci parleranno della democrazia, cioè del luogo dove essa è nata.
Ci parleranno dell'agorà e della prima forma di partecipazione popolare alla vita pubblica; ci ricorderanno che in Grecia è nata la filosofia che proprio attorno al V secolo avanti Cristo prendeva congedo dal mito.
Certo, nulla a che vedere con la democrazia propriamente intesa, quella che è andata sviluppandosi dalla costituzione dello Stato moderno ai giorni nostri.
E tuttavia, non è possibile immaginare lo sviluppo dell'Occidente, delle sue istituzioni, della sua volontà di potenza per dirla con Nietzsche, senza parlare della Grecia. Qualcosa, evidentemente, significa questo continuo, vorrei dire obbligato richiamo all'Ellenismo. Basti pensare, per fare un altro esempio, alle stesse parole della politica ma anche della scienza: la grecità è dentro il nostro dna, è la nostra civiltà. Immagino anche che sentiremo parlare delle importanti contaminazioni che quella Grecia produsse guardando anche alla nostra Penisola. Gli studiosi qui presenti, ci parleranno, appunto, di Taranto e della nostra storia.
Da qui dobbiamo ripartire per costruire il nostro futuro. Non c'è alternativa".
Gianni Florido