A diciotto anni dalla strage di Via D'amelio a Palermo in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, é opportuno creare occasioni di incontro per riflettere su quanto quell'episodio, preceduto di soli due mesi dalla strage di Capaci, abbia significato nella lotta alla mafia. Falcone e Borsellino, due giudici uniti dallo stesso impegno e dallo stesso destino, hanno avuto la capacità ed il potere di svegliare le coscienze della società civile. Mentre prima la collettività subiva il fenomeno mafioso considerandolo inevitabile ed ineluttabile e guardando con superficialità e distacco le scene dei funerali degli uomini di Stato uccisi dalla mafia, alla morte di Falcone e Borsellino partecipa invece con afflato e sconcerto non nascondendo un sentimento di rabbia e ribellione. Per la prima volta, con Falcone e Borsellino, la morte non tira dietro sè la sua coltre di silenzio ma suscita clamore e fragore, accendendo negli animi la speranza che proprio quelle morti siano capaci di cambiare lo stato delle cose. L'impegno di tutte le forze sociali deve essere pertanto profuso per mantenere sempre vivo il ricordo di questi due grandi uomini perché chi c'era non dimentichi e chi non era ancora nato possa conoscerne l'imponenza morale.