Florido: prima che sia troppo tardi fermiamo la macchina autodistruttiva dell'antindustrialismo

Ambiente e lavoro, intervento del presidente della Provincia di Taranto

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Lavoro e buon ambiente, intervento del presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido.
"C'è una relazione ovvia tra ben-essere sociale e promozione della persona. L'uomo è il centro motore dello sviluppo e non c'è autentico sviluppo se non c'è promozione umana. Stiamo invece vivendo un tempo che molti hanno definito del pensiero breve e cioè di quell'agire individuale e collettivo dove è stata accantonata la difficoltà di guardare al tutto come progetto in divenire.
In questa società si è materializzata l'economia di carta, l'economia della finanza e della rendita speculativa e l'oblio del lavoro umano non solo come fatica del fare ma anche come applicazione fra economia e crescita; registriamo l'oblio della economia reale a favore dell'economia dei banchieri speculatori e l'affermarsi del falso modello del successo facile.
Gli Indignados, giovani non violenti che in milioni hanno sfilato in 951 città del mondo, ci hanno posto fondamentalmente questo problema e cioè come tornare ad una crescita e ad uno sviluppo che facciano dell'uomo l'attore principale delle dinamiche sociali. In altri termini, lavorare per far vincere il bene comune da intendersi come ricerca di un'economia solidale. Queste buone ragioni mi fanno però essere assai preoccupato per la qualità del dibattito cittadino.
Mi riferisco al sempre più acceso scontro tra i sostenitori di quella che potremmo definire la "permanenza industriale" e la battaglia per l'ecocompatibilità ambientale delle stesse. Osservo come il sostegno alla lotta degli Indignados contro la precarietà stia finendo per incentivare atteggiamenti antindustriali che, in un momento in cui lo Stato non è quasi più in grado di reggere il Welfare, rischiano di determinare fasce sempre più larghe di disperazione e di precariato. E allora, dov'è il bene comune e la solidarietà?
Dov'è la ricerca di un pensiero lungo di verità che una volta per tutte faccia comprendere una cosa molto semplice: difendere le ragioni del lavoro e della fatica umana non significa cedere al ricatto occupazionale. Al contrario, significa difendere famiglie e persone che sul quel lavoro, in un contesto di progressivo miglioramento della qualità ambientale, fondano la loro speranza di futuro. Cosa c'è di così inaccettabile in questo ragionare se non la ricerca del nesso tra verità e bene comune, fra difesa della vita come vittoria del buon ambiente e del lavoro?
Come si fa, nel 2011, ad arrendersi ad una visione manichea dell'economia? Come si fa in una fase storica dove i governi si interessano sempre di più dallo stato di salute delle banche e non degli uomini, a non difendere il presidio di un'economia reale, solida e competitiva nel mondo che peraltro rimane per noi l'aggancio più forte per prefigurare un altro tipo di sviluppo?
Noi non inseguiamo certo chi propone referendum di chiusura di fabbriche schernendosi dietro la non veritiera affermazione che questo scenario possa comunque realizzarsi salvaguardando l'occupazione. Sull'onda di un preoccupante processo di deindustrializzazione che vede come simboli la Fincantieri e la Iribus Fiat, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha invocato la necessità che l'Italia si doti di una grande politica industriale.
Chiedo perciò a tutti gli uomini di buona volontà della mia città, a partire da chi ricopre responsabilità istituzionali, di fermare prima che sia troppo tardi quella macchina autodistruttiva basata su un antidustrialismo che, sbagliando, non crede, come invece stiamo tutti dimostrando, che l'ecocompatibilità sia possibile.
Sforziamoci di fare tutto questo usando parole di verità, comparandole alla ricerca del bene comune – conclude Florido - come sintesi della integrale promozione umana".

 

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