Florido: il futuro di Taranto ai tarantini

Il presidente della Provincia interviene sul piano di interventi per bonifiche e risanamento urbanistico

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Nel periodo storico più cupo e difficile della sua storia moderna, Taranto e i suoi cittadini, su impulso delle istituzioni locali, stanno disegnando le linee di sviluppo che indicano senza nessun equivoco la traccia del futuro. Porto, ambientalizzazione dell'Ilva, bonifiche e riqualificazione urbana, il progetto Smart City, sono gli assi di sviluppo sui quali sono state acquisite ingenti risorse finanziarie con l'obiettivo, ben noto, di trasformare l'emergenza in opportunità.

Mi riferisco ai commissari per il Porto e le per le bonifiche, al garante nominato per seguire l'applicazione dell'AIA, al doppio livello governativo costituito da Presidenza del Consiglio e Prefettura di Taranto per la restituzione in uso alla città di importanti aree demaniali.

Solo negando la realtà si può sostenere che in questi segmenti non si intraveda il seme della nuova Taranto, di una comunità finalmente risanata sul piano ambientale e riqualificata sul versante urbanistico. In questo percorso di futuro che prevede importanti investimenti, la città, i suoi distretti, le sue risorse intellettuali e produttive, d'intesa con gli enti locali, devono giocare una partita da protagonisti.

Lo dico con estrema chiarezza: la nuova Taranto, al centro della Terra Ionica, si progetta e costruisce a Taranto e con i tarantini.

Avanzo dunque alcune proposte.

Su porto, bonifiche, ambientalizzazione Ilva e riqualificazione urbana siano individuati soggetti locali capaci sia di progettare che di eseguire i lavori; si chieda al nostro Politecnico e agli ordini professionali degli ingegneri e degli architetti di costituire un "soggetto intelligente" capace di sostenere la parte progettuale delle opere da realizzare; si coinvolgano le aziende locali nella esecuzione dei lavori sulla base di un accordo di bacino e attingendo alla purtroppo numerosa platea di disoccupati, giovani e precari.

Nessuno pensi, insomma, di portare questi livelli di decisione e di operosa prospettiva fuori dalla nostra città, magari a Bari o Roma. Ai tanti e convinti sostenitori della nuova Taranto che incontro spesso sia nel capoluogo pugliese che nella capitale chiedo di offrire, anche pubblicamente, un segnale tangibile di condivisione di questa impostazione. Essi devono aiutare Taranto e i tarantini ad invertire la rotta. Si crei quindi una cabina di regia su questi temi e la si faccia operare sulla scorta di una delega fiduciaria e con un approccio operativo ispirato alla massima trasparenza.

Si decida che il suo lavoro diventi pubblico e presentato ufficialmente in pubbliche assemblee, da tenersi nei quartieri e aperte al contributo di associazioni e cittadini.

La nuova Taranto sta già nascendo e non è velleitaria utopia l'idea che questa storia, la nostra storia, diventi anche un esempio per l'Europa e per il mondo, in particolare per quei paesi che si trovano ad affrontare gli stessi problemi: dalla compatibilità ambientale alle bonifiche, alla riqualificazione a fini urbani delle aree militari. Taranto può e deve candidarsi a rappresentare un modello da imitare.

Nei prossimi giorni convocherò una riunione della Consulta per lo Sviluppo, allargata alla partecipazione degli ordini professionali interessati, per discutere di questi temi.

Il futuro è già iniziato.

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