"Il dibattito su Grande Salento e Terra Ionica sta producendo risultati incoraggianti. La discussione sta appassionando intellettuali, pubblici amministratori, operatori dell'informazione, privati cittadini. La sensazione è che in molti abbiano compreso le ragioni profonde del nostro progetto culturale. E tuttavia, per offrire un ulteriore contributo al dibattito in corso, proverò ad indicare qualche altro motivo di interesse di un percorso appena avviato e destinato, almeno secondo le nostre intenzioni, a caratterizzare la vita politica, culturale e amministrativa dei prossimi anni. Si è molto detto e scritto circa la presunta sovrapposizione tra Grande Salento e Terra Ionica e di conseguenza sulla confusione che tale situazione determinerebbe. In realtà, lo scenario è ben delineato.
Il 24 gennaio del 2006 i presidenti delle Province di Brindisi, Lecce e Taranto e cioè Errico, Pellegrino e Florido, sottoscrissero un accordo-quadro con cui venivano indicate, nero su bianco, le opere infrastrutturali da proporre a finanziamento per rendere più competitivo il sud della Puglia. Quel documento base, poi trasformato il 10 luglio 2007 in protocollo di intesa con la Regione Puglia, ha dato i suoi frutti. Anche grazie a quell'intesa, infatti, sono state finanziate opere importantissime come la strada Regionale 8 Talsano-Avetrana e la strada Francavilla-Manduria-Mare. Come pure, in quel contesto, fu ribadita la centralità dei territori brindisino e leccese per il sistema aeroportuale, logistico e ferroviario pugliese. Per Taranto, già allora si pensò di realizzare un centro di ricerca avanzata in campo ambientale.
Mi sembra di poter affermare, senza tema di smentita, che queste felici intuizioni dimostrano quanto sia utile promuovere la collaborazione tra enti locali su base interprovinciale. Il sud della Puglia, come è stato giustamente sottolineato, costituisce ormai un blocco istituzionale che nessuno più mette in discussione.
Eppure, dieci anni fa non sarebbe stato così; i tempi sono evidentemente maturi per capire che bisogna operare in stretta sinergia e che solo un approccio di questo tipo consente di traguardare importanti obiettivi a beneficio delle comunità amministrate.
La ricerca identitaria, invece, è tutt'altra cosa perché rappresenta l'aspirazione di un popolo e di una cultura di riscoprirsi comunità sulla base di valori, tradizioni e simboli condivisi. La ricerca identitaria serve insomma a rafforzare il senso di appartenenza ad un territorio; e che questa sia la strada giusta da percorrere, lo dimostra il fatto che nel terzo millennio la sfida della competitività non può certo essere affidata ai Municipi, per quanto importanti essi siano, ma semmai – ed è questo un punto focale della discussione - ad un ente intermedio qual è la Provincia amministrativamente intesa. Ed infatti, non è forse questo il tempo dei piani di coordinamento territoriali? Non stiamo forse discutendo di Area Vasta e di programmazione sovracomunale? Un esempio su tutti, per passare dal generale al particolare: possiamo noi sperare di promuovere efficacemente il patrimonio culturale e storico-paesaggistico di un singolo comune? A sentire gli addetti ai lavori, sarebbe pura follia, salvo riferirci a città del calibro di Roma, Firenze o Venezia.
Al contrario, se si vuole fare marketing territoriale bisogna confezionare un'offerta turistica ampia e diversificata: dall'enogastronomia al mare, dalle masserie ai prodotti tipici, dai musei ai riti religiosi. Non a caso, sempre più spesso, si parla di sistema turistico integrato. Ebbene, anche da questo punto di vista, la Terra Ionica, cioè la provincia di Taranto, è in grado di accettare questa sfida.
Per vincerla, però, occorre condividere metodo di lavoro e finalità ed è ciò che stiamo facendo. Ci saranno obiezioni, critiche e perplessità su cui saremo chiamati a confrontarci ed è giusto che ciò avvenga perché non abbiamo la pretesa di avere la verità in tasca. Per questa ragione parliamo di progetto condiviso, volendo così dare un senso e un'importanza alle parole che utilizziamo. La fase della consultazione e del confronto con la società civile, le associazioni e i comuni sta per iniziare. Noi tutti siamo animati dall'ambizione di voler pensare in grande.
Marguerite Yourcenar sosteneva che "ci vuole sempre una vampata di follia per costruire un destino". La nostra follia è quella di chi vuole sfidare qualunquismo ed interessi di bottega. Il nostro destino e il nostro futuro si chiamano Terra Ionica".
Costanzo Carrieri
Assessore provinciale all'Assetto del Territorio